"La mia invenzione è destinata a non avere alcun successo commerciale."
Louis Loumière

lunedì 11 luglio 2016

Quel piccolo capolavoro de "La canzone del mare"

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Lo è, in effetti.
E questa sì, è una recensione che devo a una cara amica e che mi è sembrato giusto fare, nonostante il ritardo, come regalo (sempre in ritardo) per il suo compleanno (AUGURI ARIII!!!).
Se non fosse stato per lei, a quest'ora la mia pigrizia mi avrebbe impedito di alzare il sedere e andare a vedere quello che si è rivelato essere una piccola meraviglia, ovvero 'La canzone del mare'. Il fiabesco film d'animazione irlandese del 2014 diretto da Tomm Moore, allora candidato al premio Oscar.
Da dove iniziare? È innanzitutto un cartone animato, il che lo rende ideale per i piccini ma anche per i più grandi, che possono passare 93 minuti del loro tempo a rifarsi gli occhi di fronte agli spettacoli grafici offerti da questa storia. Sì, perché la prima cosa che porto sul palmo di mano, ancora prima della trama in sé, sono i disegni: nessuna tecnica 3d (credo), tutta animazione vecchio stile e che rimanda fortemente a quel Myazaki che tutti adorano.Il tratto è semplice, i contorni morbidi e i colori semplici. 
Gli sfondi sono molto essenziali, ma nonostante questo riescono a regalare, specialmente in alcune scene (quella iniziale sott'acqua e quella finale del canto soprattutto) quello che io definisco 'effetto meraviglia', ovvero quella sensazione capace di tenerti incollato sullo schermo con gli occhi luminosi per la bellezza.

Un esempio!
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A tutto ciò si aggiunge la musica, altra perla di questo film, che con la sua delicatezza riesce perfettamente a completare ciò che trasmette la semplicità del disegno.
Ultima e non meno importante (buffo stavolta metterla alla fine) la storia, che richiama una nota leggenda irlandese (in chiave infantile ovviamente) fruibile a tutti, specialmente ai più piccoli.
Anche qui mi è sembrato spontaneo trovare dei rimandi con la Città Incantata del Maestro, che la mia amica non ha mancato di farmi notare (e che Moore stesso ha riconosciuto): il protagonista è un ragazzino che, al pari di Chihiro, verrà presto a contatto con un mondo fiabesco, popolato da creature buone e “cattive”. Il tutto per risolvere un problema inerente alla realtà, ovvero la salvezza della propria sorella. 

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Insomma, al pari di tutto il resto, la trama è qualcosa di complessivamente semplice, che i bambini potranno apprezzare grazie soprattutto all'empatia che potrebbero trovare con i vari personaggi, specialmente con il protagonista: Ben è un fratellino geloso, più propenso a stare con il proprio cane che con quell'impiastro della sorella. Io vi dirò, sono stata una sorella maggiore, e nonostante siano trascorsi anni ricordo ancora bene l'ostilità che avevo verso il mio piccolo e innocuo fratellino. Ho apprezzato molto questa sincerità da parte del regista, per quanto a un primo acchito possa sembrare scorretta dal punto di vista educativo. 
Niente di grave, basta non storcere troppo il naso e andare avanti con il film; vedrete che pioveranno insegnamenti da tutte le parti!
Sa inoltre perfettamente trasmettere il proprio contenuto “irish”, ragion per cui lo consiglio a tutti gli amanti dell'Isola Smeralda.

Loro sicuro vi aspettano!
Quindi che dire, cercate di vederlo al cinema se ancora lo fanno (non mi stupisco del contrario, essendo stato molto maltrattato in Italia) aspettate che esca il DVD e gustatevelo. 
Con i vostri figli, amici, o anche da soli, perché no.
Ne varrà assolutamente la pena!  

Qui la soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=WU2e0W40U0U

venerdì 19 giugno 2015

Jurassic World: che dire?

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Allora, allora.
Come ogni volta sono passati circa due secoli dall'aggiornamento del blog, ma visto che non mi caga nessuno e scrivo per mero profitto personale me ne sbatto altamente gli zebedei.
(Non è vero passate vi prego notatemi pleaseeee!).
Il film di oggi non poteva che essere lui, il tanto atteso e dibattuto Jurassic World.
Ci sono voluti anni, ma alla fine è arrivato.
Purtroppo, o per fortuna.
Già, perché il film ha suscitato forti polemiche e spaccature tra i fan, perlopiù estremiste: c'è chi lo considera un CAPOLAVORO ASSOLUTO e chi una SCHIFEZZA TOTALE.
Ma dove sta al verità?
A parer mio nel mezzo, come sempre.
Perché sì, Jurassic World poteva essere meglio ma...citando cose per intenditori:
Poteva andare peggio, John. Molto peggio.”.
Insomma, anche io da fanatica estremista avrei voluto vedere di meglio, ma son partita preparata nel momento in cui ho visto il trailer: “Indominus Rex” ??? Raptor ammaestrati????
Ho contato fino a 5 (facciamo 10, facciamo 20) e sono entrata in sala, con le mie aspettative tremendamente dimezzate.


E...beh, mi sono trovata davanti a un film gradevole ma decisamente arretrato rispetto ai precedenti, con una trama che fa acqua da tutte le parti ed errori troppo grossolani da passare inosservati.
SI, LO SO che tutti i Jurassic Park precedenti hanno le loro gaffes, e posso anche elencarvele senza problemi: la fossa nel recinto della T-Rex, Timmy che sopravvive alla scossa, il T-Rex che uccide tutto l'equipaggio della nave, nel secondo film...insomma, ne abbiamo viste tante in passato.
MA penso che nessuno di questi scivoloni possa competere con quelli di quest'ultimo (a parte il T-Rex del secondo, quello forse sì).
Voglio dire, è vero che ci sono sempre stati errori nei Jurassic, ma si sono tutti perfettamente o quasi inseriti nella cornice del film, passando inosservati o quasi.
Qui è difficile, se non impossibile, non notarli.
Non si tratta di errorini, ma di vere e proprie lacune, macroerrori imperdonabili in un film che ha già avuto ben 3 predecessori e che vanno sì a lacerare una trama già carente di suo.
Vogliamo fare qualche esempio? Maccerto che sì!

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La fuga dell'Indominus: non è possibile che al quarto film, e quindi teoricamente alla quarta esperienza che il genere umano ha avuto con i dinosauri di Isla Nublar (e Sorna), un parco come Jurassic World non sappia gestire la fuga del suo figliol prodigo.
Certo, un dinosauro doveva per forza fuggire altrimenti non ci sarebbe stato il film.
Quello che non ho assolutamente mandato giù è stato il dopo: non è possibile che un parco come il World, nato sulle ceneri E SUGLI ERRORI del precedente, sia trenta volte più disorganizzato e incapace.
È inaccettabile fermare un dinosauro grande come una casa CON UNA JEEP E UN PUGNO DI UOMINI CON ARMI FINTE. Non esiste.
Così come NON ESISTE non dare l'allarme ai visitatori, tentennare sul da farsi finché non arriva la strage perché non sappiamo che fare.
Posso accettarlo di fronte a un primo parco, ma non in questo.
NON al secondo tentativo. NON al quarto film.
Avrei di gran lunga preferito che l'Indominus fosse “fermato” all'inizio, in modo da darci l'illusione che il parco fosse figo e pronto a ogni evenienza, e che solo in un secondo momento, grazie a non so quale stratagemma, la creatura sarebbe riuscita a scappare (della serie Anche se siete fighi, io vi frego lo stesso perché sono più intelligente).
Davvero, avrebbe avuto una logica di gran lunga superiore.

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Personaggi sogliola: siamo d'accordo nell'affermare che TUTTI (o quasi) i personaggi di Jurassic World siano inesistenti, irreali, con una caratterizzazione paragonabile a quella di un sasso.
La dottoressa “rossa” (è così interessante che non mi ricordo nemmeno il nome) dovrebbe superare l'efficientissima Ellie Sattler? Qualcuno mi può evidenziare quali siano stati i suoi contributi nel film? Cos'ha fatto di utile? Cos'ha detto di utile? COSA?
Quella donna è una parentesi, ogni azione che svolge è un dramma per gli spettatori.
Cose come la corsa con i tacchi a spillo, che sadicamente il regista ci fa pure notare senza risolverla. Maledetto.
E i due ragazzini? Vogliamo parlarne? Dovrebbero essere un lontano contributo a Lex e Timmy? Ma in quale remoto universo parallelo? Un bambinetto dall'umore instabile (guarda i dinosauri che belli!!...Oddio i miei divorziano buuu!!!...Ohhh un Triceratopo!!....Saremo sempre da soli....) con un fratello affamato di belle ragazze e dal carattere/principi/valori altrettanto instabili? (che palle questo parco, viva la gnocca! Oddio guarda che belli i dinosauri! OPPURE Massì fratellino andiamo in giro nel parco OLTRE i recinti, quando è partito l'avviso urgente di rientrare alla stazione! Ma ricorda che io ci tengo a te, alla tua sicurezza, blablabla).
Cosa fanno di utile questi due giovani? Ah, già, buttano una bombola addosso a un Raptor.
...Eeeh che bravi.
...Nel frattempo Lex ripristinava l'intero sistema elettrico del parco.
...Nel frattempo Timmy chiudeva da solo un Raptor nella cella frigorifera.
...Per dire.
Sul ranger c'è poco da dire, forse l'unico salvabile per un 2% (e ci mancherebbe altro, l'unico protagonista del film).
Cosa dire sul nuovo Hammond? Nulla, solo che ha fatto resuscitare per disperazione quello vecchio.




È previsto che si vedano dinosauri, in un film di dinosauri? Se per dinosauri intendiamo “Raptor” e “Indomitus” certamente, altrimenti sognateveli.
L'interazione tra umani e il resto dei dinosauri è pari a zero, dimenticatevi cose come l'incontro di Alan con il Triceratopo (emozioni a 20000) o l'arrivo del Brachiosauro (ah no, l'interazione qui c'è...ma è morto, tipo), che permettevano a ognuno di noi di immedesimarsi a mille nel momento.
O magari quelle scene "documentario" tipiche dei vari film di Jurassic, dove si dicevano i nomi dei dinosauri (Ga-ga...Galliminus!), cosa mangiavano, come si classificavano...insomma, momenti che hanno regalato un po' di cultura in più a tutti quanti. 
Sognatevi tutto ciò. 
Per la vostra gioia, i dinosauri sono tutti osservabili a distanza per una decina di secondi e tutti rigorosamente computerizzati.
...Rivoglio gli animatronics, rivoglio il mio Stan...RIVOGLIO STEVEN! RIVOGLIO LA MIA TRICERATOPO!

...Si ma la regina non ruggisce così: so che per molti di voi questa è una cosa passabilissima, ma per una puritana come me abituata da anni al verso del T-Rex risulta impossibile accettare il nuovo ROAR che hanno voluto affibbiare, non so per quale arcano motivo, alla regina della Preistoria.
Non si fa. No.

Quanto sei bella!
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Ecco, diciamo che questi sono, a parer mio, le 4 cose che più ho detestato di questo film “capolavoro”.
Non ho parlato dei Raptor ammaestrati, è vero, così come non ho parlato dell'Indominus.
Questo perché, paradossalmente, li considero due elementi di gran lunga più passabili di quelli elencati sopra.
Forse perché ho apprezzato il fatto che i primi non fossero totali “cagnolini” del protagonista, ma che conservassero una propria autonomia di pensiero e che, alla fine, abbiano tirato fuori le palle.
Sì, ho apprezzato i Raptor di questo film, nonostante tutto.
L'Indominus...sì, potevano farne a meno tirando fuori dal cilindro altri tremila carnivori realmente esistiti ma vabbè, hanno preferito così e quindi pazienza.
Poi, che dire...ci sarebbero altri errori, troppi, ma ho deciso di lasciarli passare tutti proprio perché non voglio condannare a 360° un film come Jurassic World.
Come ho già detto, i più “gravi” secondo il mio parere li ho già elencati.

Ma passiamo ora alle note positive, perché comunque ce ne sono.
Visto? Non sono poi così crudele, dai.
Innanzitutto, chapeau alle infinite citazioni/contributi ai film precedenti, alcuni dei quali individuabili solo dai veri veterani (un esempio è quando la dottoressa critica la scrivania dell'amministratore del parco, piena di dinosauri...chi ha orecchie per intendere...).
Un'altra cosa che ho apprezzato è stato tirare fuori la T-Rex sul finale (stupenda l'idea di usare la vecchia regina del primo film, si può notare dai graffi dei Raptor che ha sul collo!) della serie “abbiamo fatto un casino, solo tu puoi salvarci!” e vederla, comunque, in seria difficoltà di fronte all'Indomitus: come sappiamo noi scassaballe del tecnicismo, è effettivamente difficile per un T-Rex dalla sola forza mascellare affrontare un dinosauro provvisto anche di zampe prensili → vd. Spinosauro del terzo. Per questo ho apprezzato ancora di più il fatto che a uccidere la bestia albina sia stata la Mosasaura, un dinosauro per me stupendo e che hanno realizzato veramente bene.
Sulla collaborazione umanoide Raptor e T-Rex ho storto un po' il naso, quello sì.
Quindi, secondo il mio modesto parere, la lotta finale che ha fatto arrabbiare tutti i puritani per me è stata fenomenale, mi è piaciuta. Anzi, forse è stata l'unica cosa provvista di logica in tutto il film.
E poi vabbè, il ruggito finale della T-Rex sull'isola della serie “QUI COMUNQUE COMANDO IO”...fantastico!

I'm the Queen!!
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Mi rendo conto di aver raggiunto ormai quota 3 pagine, e di aver raggiunto livelli di degenero inauditi.
Ma Jurassic Park è il mio bambino, il mio film preferito, e scrivere una recensione imparziale e figa quanto le altre stavolta è risultato impossibile.
Jurassic World, nonostante i capitomboli, raggiunge comunque la sua sufficienza.
Certo mi aspettavo veramente di più, ma temevo al tempo stesso il peggio.
Quindi armatevi di fidanzata-amici-genitori e correte al cinema.
Dopotutto, il Parco ha riaperto!





mercoledì 25 febbraio 2015

Si alza il vento: e il Maestro ci saluta

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L'ultimo film del celebre regista giapponese Hayao Miyazaki non poteva che essere un meraviglioso capolavoro.
Stiamo parlando di Si alza il vento, prodotto nel 2013 dallo Studio Ghibli per “salutare” il suo caro maestro, prossimo alla pensione.
Che dire, secondo me ci sono riusciti.
Si alza il vento è tutto: è un film, è un cartone animato, è storia, è poesia, è amore, è Miyazaki stesso che si racconta e si confida.
Non è facile recensire un capolavoro del genere, specialmente dopo averlo visto solo una volta.
Al pari di tanti altri film Ghibli, questa meraviglia va vista e rivista per poterla comprendere appieno nella sua totalità.
E anche alla decima visione, riuscireste a cogliere sfumature sempre più nuove.
Questo perché Miyazaki non è mai stato un tipo semplice, lo sanno bene i suoi cari seguaci e l'Academy Awards, che proprio per questo motivo (suppongo) ha preferito offrire l'oscar al canterino Frozen.


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Critiche a parte, concentriamoci ora sul film: la vicenda narra la storia realmente esistita di Jiro Horikoshi, ingegnere aeronautico giapponese nonché inventore del Mitsubishi A6M Zero, aereo militare utilizzato nella seconda guerra mondiale.
L'ambientazione è quindi quella del Giappone anni '30, un periodo decisamente delicato per una nazione prossima al conflitto: a fare da sfondo troviamo quindi tematiche storiche, come la crisi economica di quegli anni e il devastante terremoto di Kanto del 1923, realizzato in maniera tanto realistica da suscitare un forte impatto emotivo (terra che si frattura in rosso su sfondo nero, case che si sollevano, boati).

Jiro è un sognatore, un uomo che ama gli aerei fin da quando era bambino. È da allora che inizia a sognare Giovanni Caproni, l'ingegnere aeronautico italiano nonché suo grande ispiratore.
È in Caproni che Jiro troverà un grande confidente, un mentore presso il quale rifugiarsi: attraverso i sogni i due parlano della realtà, esprimendo con un certo rammarico il triste destino degli aeroplani che costruiscono e che tanto amano.

Tutti gli aerei, infatti, sono destinati alla guerra e a essere distrutti.
Accanto a questa vicenda se ne frapporrà un'altra, quella della storia d'amore tra Jiro e Nahoko: un amore che nasce così, quasi per caso, e che sarà vissuto in toto dai due protagonisti.
Difficile non ammorbidirsi di fronte alla loro storia, tanto reale ed empatica.
Approfondirla adesso rovinerebbe la magia che l'attornia, perciò qui mi fermo.

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Come già ho avuto modo di dire all'inizio, in Si alza il vento troviamo anche Miyazaki stesso, un po' ovunque a dire il vero: nello stile artistico, inconfondibile, nella scelta delle musiche (mandolino, pianoforte e archi sono il must di questa colonna sonora), nei personaggi di Jiro e Caproni, il primo sognatore quanto lui e il secondo un grande maestro prossimo alla pensione (non a caso i pensieri di Caproni riflettono quelli di Miyazaki) e, infine, nei poetici dialoghi.
Senza contare che Caproni stesso è italiano, una nazione che il regista adora e che ha già avuto modo di esaltare nei suoi lavori precedenti (e noi ricambiamo acquisendo il film per ultimi e lasciandolo al cinema appena 4 giorni...sorvoliamo).

Difficile trovare critiche oggettive verso un capolavoro tanto bello: le più gettonate riguardano la lentezza del film (ben 2 ore e qualcosa), l'introduzione di scene troppo lunghe di per sé e facilmente eliminabili. Una nota negativa che per me non trova alcun riscontro, visto che il film risulta sì lungo ma, almeno per quanto mi riguarda, per nulla appesantito.
Il ritmo del resto è quello classico di Ghibli, caratterizzato da lunghi momenti di silenzio e scene mantenute per più tempo sullo schermo.
Il cinema di Miyazaki è fatto così e non si può cambiare: o lo si ama o lo si odia, difficile mantenere una via di mezzo.
Ed io, personalmente, lo amo.


Grazie, Maestro

Immagine presa da: http://blogs.indiewire.com/

lunedì 23 febbraio 2015

Oscar a Big Hero 6?? ...Parliamone.

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Anche stavolta la Disney si è beccata il suo Oscar 2015 nel “miglior film di animazione”, spodestando le eterne rivali Ghibli e Dreamworks ma anche il potenziale “Song of the sea”, capolavoro irlandese di Tomm Moore (e che probabilmente non vedremo mai tradotto in italiano, evviva!).
La statuetta miracolosa è andata a Big Hero 6, il film di Natale di quest'anno.
Meritato? Ma anche no.
Vi ricordate cosa dissi di Frozen? Del fatto che la Disney stava sprecando il suo tempo prezioso creando “film fantocci”? Ecco, ci risiamo.
Solo che stavolta il fantoccio è diretto protagonista.
Già, perché la storia di Big Hero ruota unicamente attorno alla vicenda di un bambino e del suo...pupazzo-guaritore-robot Baymax, che ricorda vagamente l'omino di una nota fabbrica di gomme per auto (chi ha orecchie per intendere...).
Comunque sia, niente di nuovo sul fronte narrativo: la solita banale storia del bambino che (rullo di tamburi) ha perso i genitori da piccolo e che, per esigenze di masochismo nonsense, perderà anche il fratello in un incendio divampato a caso.
Yeah, così si fa.
Il bambino si rifugerà allora in Baymax, il robot creato dal fratello defunto il cui scopo è quello di “guarire” le persone.


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Che bella cosa.
Peccato che l'iniziativa dura sui 5 minuti, poiché la trama si stravolge come al solito: arriva un cattivo misterioso, Baymax diventa un combattente buono (ma non era un infermiere?) e Hiro (il bambino) compone una squadra di supereroi NERD (mi raccomando eh, ricordatevelo perché questa “qualità” ve la ripeteranno per tutto il film. Giusto per dare un tocco di classe agli stereotipi, insomma).
Si scopre che il fratello è morto per niente (e che effettivamente poteva essere salvato ma...vabbè) e che il cattivo è cattivo per un motivo ancora più futile delle bretelle di Tonio Cartonio.
Poi ci sarà il solito finale strappalacrime, ma è talmente scontato che l'unica cosa che riuscirà a strappare sarà uno sbadiglio annoiato.
Insomma, la parola d'ordine per definire questo film è: Illogico.
Una trama con il solito potenziale, stavolta chiamato Fumetto Marvel, che non è stato sfruttato.
E nonostante tutto questo, mi ritrovo ancora a battibeccare con Disneyani estremisti che esaltano Big Hero e denigrano un capolavoro come Dragon Trainer 2.
Per la carità, sono la prima a evidenziare le lacune di Dragon, ci mancherebbe altro: l'eccessiva impronta a “macchietta” data a Furia Buia (che poi, nel finale, macchietta non lo è mica tanto), la scarsa importanza attribuita agli amici di Hiccup e, soprattutto, al cattivo.


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Ma...ma...
Non si può assolutamente fare un lavoro di paragone a livello di trama. In Dragon Trainer 2 abbiamo sì le stesse tematiche (amore, amicizia, morte) ma con un intreccio mooolto più complesso e profondo, capace di smuoverti dentro e farti balzare sulla poltrona.
Personalmente mi sono commossa non tanto sul finale (strappalacrime per davvero, altro che!) quanto, piuttosto, sul semplice e intenso momento di ritrovo tra la madre e il padre di Hiccup.
Emozioni allo stato puro, da pelle d'oca.
Non voglio trascurare nemmeno gli altri due film in lizza che, tuttavia, non ho ancora avuto l'onore di vedere. A giudicare dai trailer e dagli stili utilizzati una possibilità se la sarebbero meritati anche loro; premiare l'originalità è qualcosa che conviene sempre!


Un assaggio del film "Song of the Sea"
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Concludo con una piccola dedica ai Disneyani accaniti: ragazzi, anche io amo la Disney.
Ma non la amo normalmente, la amo follemente.
Nel senso che a 23 anni suonati mi sparo quotidianamente tutti i cartoni in edizione speciale doppio-disco mentre il mio ragazzo si dispera e fugge.
Tuttavia bisogna anche fare un po' di sana autocritica e condannare là dove la Disney fallisce.
Se continuate a difenderla in toto, non farà altro che sbagliare.

E noi questo, non lo vogliamo. Vero?



Dedico questa critica cattivissima al mio amico Marco, che ama Baymax. 

giovedì 19 giugno 2014

Una recensione inaspettata: L'attacco dei Giganti!

Voto: 8


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Buonasera a tutti e cinque gli utenti che leggono il blog.
Visto che ho un evidente spirito masochista, ho deciso che questo post sarà dedicato ad un anime giapponese molto noto tra i più: stiamo parlando di Shingeki no Kyojin che, tradotto per fare meno i fighi, diventa L'attacco dei Giganti.Lo so, lo so. È un titolo odi et amo, piaciuto ad alcuni e odiato da altri per svariati motivi.
Con questo post cercherò di farvi capire la mia posizione, più “ibrida” che estremista.Ma partiamo dall'inizio.Ho conosciuto l'anime grazie ad alcuni amici.La trama è apparentemente molto semplice: in un Medioevo alternativo assistiamo alla lotta sanguinosa tra l'umanità e i “Giganti”, creature mostruose comparse misteriosamente e decise a estinguere la razza umana. Chi vincerà? (mi fermo sennò via con gli spoiler!).Come per la maggior parte delle animazioni giapponesi sapevo dell'esistenza del manga, ma per istinto e curiosità ho deciso di fare l'eretica e approcciarmi prima al cartone.
Mai fu fatta scelta più saggia.

Non sono una fanatica di manga e anime, anzi, state parlando con una persona fin troppo occidentale: salvo per le mangiate di sushi e le centinaia puntate di Dragonball, infatti, la mia infanzia l'ho trascorsa leggendo romanzi e guardando Disney.
Insomma, sono una persona orribile.
Motivo per cui, quando ho iniziato a guardarmi L'Attacco, non vi nascondo di aver covato sin da subito un certo scetticismo made in Europe.
Sarà la solita giapponesata, dove i cattivi saranno sconfitti dal solito idiota e dalla sua amabile spasimante, bla bla bla.”
Cinque minuti dopo l'inizio, i miei pensieri si sono raccolti e trasmutati in un unica soave parola, che forse non si dovrebbe nemmeno scrivere in un blog intelligente (…) come questo.
Porcatroia.

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Morti, sangue, giganti, urla, lacrime.
La prima puntata di Attacco dei Giganti è l'inferno in tutto e per tutto. In soli 24 minuti (e sottolineo 24) l'autore ha mostrato l'inimmaginabile, ha portato negli occhi dello spettatore tutta l'angoscia, il terrore e il senso di vuoto provato dai personaggi.
Il tutto accompagnato da una colonna sonora...beh, dire maestosa è ancora poco.
Un insieme di archi e timpani alimentato da un coro maschile e femminile perfettamente allineato con il ritmo in crescendo della musica, a sua volta assecondata alle sequenze dell'animazione.
Ragazzi, non è da me dirlo ma questa è una di quelle poche opere capaci di trasmettere, allo spettatore, un obiettivo da tempo estintosi nella maggior parte delle case di produzione.
La scontatezza dei dialoghi e del finale, la piattezza dei personaggi e della storia sono difetti che sicuramente non troverete in un anime come questo.
Di Attacco si può dire tutto fuorché che sia banale o scontato. Con Shingeki piangi con i protagonisti e ti nascondi di fronte ai Giganti, creature nell'immaginario collettivo banali ma qui indubbiamente terrificanti.
Nudi, sguardo vacuo e sorriso. La ricetta perfetta per tornare bambini e nasconderci sotto le coperte. I giganti sono la morte e la fine dell'umanità.
Non servono i dialoghi a capirlo, basta ascoltare i loro passi e osservare i loro volti.

No...cioè...ripasso dopo magari...
Riuscirà l'umanità rimasta ad affrontare il suo più grande nemico? Ci sono davvero speranze? Cosa si nasconde dietro quelle creature mostruose? Via via che passano le puntate, le stesse vicende si complicheranno aprendo via via più interrogativi e lasciandovi fino all'ultimo con il fiato sospeso.
Una sofferenza con cui dovrete imparare a convivere, visto che la fine dell'anime, anzi, del manga non è stata ancora decisa.
Quindi sì, amici miei. Se siete intenzionati a guardarvi L'Attacco dei Giganti, sappiate che l'anime s'interrompe alla puntata 25 e il manga al volume 14.
E qui, arriviamo alle note dolenti.
Già, perché dopo essermi sparata come un cannone tutte le puntate, mi sono fiondata sul manga, vinta dalla curiosità di sapere altre informazioni ed evoluzioni sulla storia.
Non l'avessi mai fatto.
Sarà la mia mentalità europea, sarà che di manga ne capisco poco ma...quello di Attacco dei Giganti è veramente brutto.
Rispetto all'anime, che come abbiamo detto è Tanta roba, il manga è piatto come una sogliola.
Emozioni a zero, disegni bruttissimi (specialmente gli umani, che sono un insulto al disegno giapponese) e noia nel leggerlo, anche quando si tratta di momenti veramente importanti.
Penso sia per questo motivo che Attacco si sia guadagnato una così ampia schiera di haters (senza contare gli avversari di tutto-ciò-che-possa-diventare-potenzialmente-commerciale → quindi tutto).
Forse è una tattica del disegnatore eh, che preferisce dettagliare i giganti e scarabocchiare gli umani...non lo so.
A me proprio non convince, non piace, non garba!


...Non mi garba, Gaspare!
Un buon fumetto non si vede dall'anime, non ci sono scuse!oppure “Troppo commerciale, troppo bimbominkia” vi sentirete dire dai sensei giappo/nerd.
Che dire, se si parla del manga posso anche comprenderli, ma non mi va nemmeno di voltare le spalle a uno degli anime a parer mio più belli visti finora.
Poi, ragazzi, le emozioni sono soggettive e probabilmente non è riuscito a trasmettere le stesse cose all'intero globo. Ci sarà sicuramente qualcuno che di fronte a gente sbranata viva ha semplicemente esclamato un “Tutto qui?” per grattarsi poi le palle e chi, invece, si è innamorato perdutamente del manga.
Insomma, il mondo è bello perché vario!
Quello in cui spero ora, per concludere il post, è che l'autore riesca a concludere degnamente un'opera come questa, che non si perda in un bicchier d'acqua e che sappia dare una risposta alle tremila domande che ci ha lasciato in testa.
E, soprattutto...CHE CONTINUI QUEL CAVOLO DI ANIME!!! RIVOGLIO I MIEI CORI!


Vi saluto, vado a coccolarmi con la Soundtrack ufficiale. 


martedì 25 marzo 2014

American Horror Story o Big Fish? Sopravvissuta ad Asylum

Rieccomi qui solo per voi. 
No, scherzavo. 
Avendo poco o nulla da fare, ho deciso di lasciarvi qualche riga acida e antipatica sulla seconda stagione di American Horror Story. 
Buona lettura mie provoline!


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American Horror Story Asylum è la prova evidente che i sequel sono sempre tragici errori e andrebbero, per questo, estirpati dalla faccia della terra.
Cari registi, il voto finale rasenta la sufficienza
Nonostante il disastroso finale, la prima stagione Murder House è stata nel complesso molto bella e interessante (ne abbiamo parlato a lungo nel post precedente), ricca di colpi di scena e momenti di vero...horror, finalmente.
Per questo motivo ho iniziato a guardare la seconda serie con un certo ottimismo, convinta che i registi e gli attori fossero in grado di continuare alla perfezione una ficiton tanto studiata. 
E invece, ecco che mi ritrovo di fronte una pellicola aborto. 
Asylum è la sorellastra, la spina del fianco di Murder House, un sequel che non può minimamente competere nè continuare la saga horror di American. 
Guardando Asylum mi è sembrato di osservare un film gotico di Tim Burton piuttosto che un terrificante horror. 
Salvo le ambientazioni (losche e tenebrose al punto giusto), Asylum non ha una storia, una logica, un filo conduttore in grado di dare un perché al tutto. 
Insomma, è un nonsense a 360° che cerca ironicamente e tristemente di imitare la prima serie. 

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L'ambientazione questa volta è un manicomio, un luogo indubbiamente interessante sia per creare un ottimo horror, sia per continuare la denuncia verso la società americana di ieri e di oggi. 
Diciamo che i registi provano nell'impresa, ma i successi sono scarsissimi.
Certo, è interessante notare la condizione disumana dei malati mentali (una realtà spesso scomoda alla storia umana, come tante altre) e la generale ipocrisia delle autorità religiose che gestiscono il centro, più interessate al denaro e alla fama anziché alla povertà evangelica (un argomento molto delicato da tirare in ballo). 
Il malus è che queste due belle tematiche, almeno a parer mio, non sono state sfruttate appieno e hanno finito col perdersi nel labirinto vertiginoso della storia. 

Nel giro di poche puntate sono entrati in gioco personaggi e storie che, a differenza della prima stagione, risultano eccessivi alla narrazione, scoordinati tra loro e senza un valido perché.
Asylum è una vera e propria insalata russa. 
Abbiamo un thriller di prigionieri che tentano la fuga dal manicomio, una suora indemoniata, un'altra in crisi esistenziale, un folle omicida, uno scienziato pazzo-nazista e, per concludere in bellezza...
ALIENI CHE RAPISCONO PERSONE PER METTERLE INCINTE. 
AH, NO, C'È ANNA FRANK.

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...Cari Registi.
In Murder House tutto ruotava attorno alla casa stregata, ognuno dei personaggi riusciva ad avere un senso logico e un retroscena valido.
Era una narrazione semplice ma ricca al tempo stesso di personaggi e tematiche facilmente intrecciabili. 
In Asylum mi avete fatto sfilare davanti centinaia di personaggi e storie troppo lontane tra loro per essere degnamente collegate.
Siamo diventati sbruffoni? La prima stagione vi ha esaltato a tal punto da voler creare colossi ingestibili come questo schifo? Ma stiamo parlando con i registi di American o di Cloud Atlas??
Sarà scema io, ma di Asylum mi è piaciuto poco o nulla. 

Per non parlare poi del FINALE (piccolo spoiler)!
Come tutti gli horror che si rispettino, i produttori hanno ben pensato a un Happy Ending con tanto di lacrime e sorrisi. 
Ma dove stiamo? 
Certo, si poteva finire comunque bene ma...non in questo modo. 
Alcuni personaggi escono di scena prima del tempo, altri finiscono con il creare una storia nella storia, altri ancora si rovinano da soli così, senza un perché. 
Altri ancora, spariscono e basta.
No, ragazzi. 
Non è così che si dirige un American


Ps. SI.
"The Name Game" è paradossalmente il momento più logico e amato di tutta la stagione.