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L'ultimo film del celebre regista giapponese Hayao Miyazaki non poteva che essere un meraviglioso capolavoro.
Stiamo parlando di Si alza il vento, prodotto nel 2013 dallo Studio Ghibli per “salutare” il suo caro maestro, prossimo alla pensione.
Che dire, secondo me ci sono riusciti.
Si alza il vento è tutto: è un film, è un cartone animato, è storia, è poesia, è amore, è Miyazaki stesso che si racconta e si confida.
Non è facile recensire un capolavoro del genere, specialmente dopo averlo visto solo una volta.
Al pari di tanti altri film Ghibli, questa meraviglia va vista e rivista per poterla comprendere appieno nella sua totalità.
E anche alla decima visione, riuscireste a cogliere sfumature sempre più nuove.
Questo perché Miyazaki non è mai stato un tipo semplice, lo sanno bene i suoi cari seguaci e l'Academy Awards, che proprio per questo motivo (suppongo) ha preferito offrire l'oscar al canterino Frozen.
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Critiche a parte, concentriamoci ora sul film: la vicenda narra la storia realmente esistita di Jiro Horikoshi, ingegnere aeronautico giapponese nonché inventore del Mitsubishi A6M Zero, aereo militare utilizzato nella seconda guerra mondiale.
L'ambientazione è quindi quella del Giappone anni '30, un periodo decisamente delicato per una nazione prossima al conflitto: a fare da sfondo troviamo quindi tematiche storiche, come la crisi economica di quegli anni e il devastante terremoto di Kanto del 1923, realizzato in maniera tanto realistica da suscitare un forte impatto emotivo (terra che si frattura in rosso su sfondo nero, case che si sollevano, boati).
Jiro è un sognatore, un uomo che ama gli aerei fin da quando era bambino. È da allora che inizia a sognare Giovanni Caproni, l'ingegnere aeronautico italiano nonché suo grande ispiratore.
È in Caproni che Jiro troverà un grande confidente, un mentore presso il quale rifugiarsi: attraverso i sogni i due parlano della realtà, esprimendo con un certo rammarico il triste destino degli aeroplani che costruiscono e che tanto amano.
Tutti gli aerei, infatti, sono destinati alla guerra e a essere distrutti.
Accanto a questa vicenda se ne frapporrà un'altra, quella della storia d'amore tra Jiro e Nahoko: un amore che nasce così, quasi per caso, e che sarà vissuto in toto dai due protagonisti.
Difficile non ammorbidirsi di fronte alla loro storia, tanto reale ed empatica.
Approfondirla adesso rovinerebbe la magia che l'attornia, perciò qui mi fermo.
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Come già ho avuto modo di dire all'inizio, in Si alza il vento troviamo anche Miyazaki stesso, un po' ovunque a dire il vero: nello stile artistico, inconfondibile, nella scelta delle musiche (mandolino, pianoforte e archi sono il must di questa colonna sonora), nei personaggi di Jiro e Caproni, il primo sognatore quanto lui e il secondo un grande maestro prossimo alla pensione (non a caso i pensieri di Caproni riflettono quelli di Miyazaki) e, infine, nei poetici dialoghi.
Senza contare che Caproni stesso è italiano, una nazione che il regista adora e che ha già avuto modo di esaltare nei suoi lavori precedenti (e noi ricambiamo acquisendo il film per ultimi e lasciandolo al cinema appena 4 giorni...sorvoliamo).
Difficile trovare critiche oggettive verso un capolavoro tanto bello: le più gettonate riguardano la lentezza del film (ben 2 ore e qualcosa), l'introduzione di scene troppo lunghe di per sé e facilmente eliminabili. Una nota negativa che per me non trova alcun riscontro, visto che il film risulta sì lungo ma, almeno per quanto mi riguarda, per nulla appesantito.
Il ritmo del resto è quello classico di Ghibli, caratterizzato da lunghi momenti di silenzio e scene mantenute per più tempo sullo schermo.
Il cinema di Miyazaki è fatto così e non si può cambiare: o lo si ama o lo si odia, difficile mantenere una via di mezzo.
Ed io, personalmente, lo amo.
Grazie, Maestro
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