"La mia invenzione è destinata a non avere alcun successo commerciale."
Louis Loumière

venerdì 10 gennaio 2014

Frozen: è davvero tutta questa bellezza?

Voto: 6,5

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Ed eccoci qui, con il mio primo post e il mio primo film da recensire.
La scelta cade su Frozen, il film natalizio 2013 della ben nota Disney.
Di ambientazione scandinava/fiabesca, la storia ha come protagoniste due sorelle nonché principesse, di cui una (la maggiore), dotata del potere di controllare il ghiaccio e la neve.
Una forza che, spesso, non riesce a dominare, e che per questo le impedisce di rapportarsi con la società e con la amata sorella.
La situazione arriverà a un punto tale da spingere l'ormai sovrana a separarsi dal proprio regno e a diventare, così, la “regina delle nevi” (la fiaba prende spunto da quella di Andersen).
Spetterà alla sorella minore salvare la situazione, che dopo la fuga della regina non farà altro che peggiorare.

Questo è il mega riassuntone della storia, privo di spoiler e utile per chi vuole conoscere il film.
Da qui in poi analizzeremo invece il cartone per chi l'ha già visto e vorrebbe, come me, esprimere un parere in merito.
Dunque, come potete vedere, il mio voto è un 6 abbondante ma nulla più.
I motivi sono molto semplici e, purtroppo, fastidiosi.
Pur vantando una scenografia spettacolare, con grafica assurda (e ci mancherebbe altro, visto l'ampio budget di realizzazione!) e personaggi esteticamente bellissimi, la Disney non ha saputo “cogliere l'attimo fuggente” finendo, così, con il rovinare un potenziale capolavoro.
A mio parere, ci sono stati una valanga di errori inutili che hanno semplicemente appesantito il film.

Il primo? Costante carrellata di canzoni, di cui la maggior parte senza senso, noiose e fuori contesto. Ne ho contate circa 7 contro le consuetudinarie (e sensate) 4-5.
Record pazzesco.
Diciamocelo apertamente: togliendo le canzoni, il film arriva a durare meno di un'ora.
Qui non si tratta di carenza di idee (a dire il vero, la storia va già bene così), piuttosto di un loro mancato sviluppo o approfondimento.
Insomma, i personaggi ci sono. Perché non approfondirli?
Ad esempio, sarebbe stato bello conoscere il motivo del potere del ghiaccio di Elsa, così come sarebbe stato bello, anzi, strabiliante conoscere meglio il suo carattere, desideri e sogni.
L'unica canzone che ho apprezzato e che ha cercato, nel limite del possibile, di riassumere il concetto, è stata “Let it go”, accompagnata da una scena veramente emozionante che mi ha riportato alla memoria la malinconica e bellissima Ariel.



Non mi fermo a Elsa, le idee avrebbero potuto svilupparsi davvero ovunque: l'origine dei troll e perché vengono chiamati in causa dai sovrani, dove va a finire il ghiaccio di Kristoff (un bambino spettatore non può non chiederselo, soprattutto se si parla di una professione così strana per lui!), il personaggio di Anna (rispetto alla sorella mi ha colpito davvero poco) e, magari, uno sguardo d'insieme sulla storia del regno.
Invece no.
Oltre alle canzoni nosense, purtroppo, abbiamo i soliti personaggi secondari, utili solo a far ridere.
Il problema è che quest'anno proprio non riescono: non stiamo più parlando di buffoni come gli animali di Rapunzel, che qualche risata l'hanno strappata davvero.
La renna Sven, e in particolar modo il pupazzo di neve Olaf, non sono serviti proprio a nulla.

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I pochi punti di forza sovra-elencati (personaggi, grafica, ambientazioni) permettono quindi al film di raggiungere la sufficienza.
Il punto in più lo guadagna grazie a ben due colpi di scena assolutamente nuovi non solo per la Disney ma anche per gli spettatori più affezionati: un principe ipocrita e meschino (disposto persino a uccidere per il potere) e il tanto atteso superamento dello stereotipato e conclusivo 'bacio del vero amore'.

Insomma, Frozen è quel cartone che deve essere visto ma non può essere amato.
Non da una generazione come noi, almeno, forse troppo attaccata alla vecchia e tradizionale Disney piuttosto che a questo enorme e canterino gigante commerciale.
Chi lo sa.

Voi, intanto, fatevi un'idea e postatela qua sotto.

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